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 I racconti del Bosco: Maciu Riciu

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wagena
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MessaggioTitolo: I racconti del Bosco: Maciu Riciu   I racconti del Bosco: Maciu Riciu Icon_minitimeMer Set 03, 2008 10:12 pm

I racconti del Bosco: Maciu Riciu Riccio_02
Una settimana fa, facendo le solite operazioni del sabato, ovvero cambiare il letto di paglia alle galline, ho visto muovere qualcosa nel mucchio che avevo messo da parte per depositarlo nella composta. Una pallina, piccolina. Che sarà mai? Avevo i guanti e l'ho tirata fuori...era un piccolo riccio, nato da poco. Mi sono chiesta che ci facesse un riccio neonato nel pollaio , poi mi sono ricordata che i ricci mangiano anche le uova, e talvolta anche i piccoli pulcini. Ma la madre? Tenuto conto che il piccolo riccetto era vivacissimo, significava che non era sfinito dalla fame e quindi non era stato abbandonato. Ma la madre? Non potevo lasciarlo lì, preda dei rostri dei galli e delle galline e del loro affilato becco. Qundi l'ho preso e sono andata a consultare il libro ''Nati Liberi'' che tengo nel capanno del bosco.
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In quel libro ci sono tutti i metodi per nutrire o soccorrere cuccioli di vari animali selvatici. Di ricci ne ho sempre visti nel bosco, escono fuori all'imbrunire, li senti razzolare tra le foglie secche in cerca di cibo. Oppure li sento rosicchiare i crocchi che lascio nel coppettino per i gatti itineranti che vengono puntualmente nel bosco. O li sento soffiare , quando fanno l'amore a lungo ( non per niente c'è il detto "scopano come ricci" quando gli umani ci danno ad oltranza).
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Beh insomma, dalle notizie lette e dalle illustrazioni, ho dedotto che il riccetto non avesse più di due settimane. Come fare per nutrirlo? Il latte di riccia ha una composizione particolare, molto diversa da quello di mucca, che lo avrebbe fatto morire di dissenteria. Si consigliava di comprare in farmacia un latte in polvere a basso contenuto di lattosio, oppure di soja, e di provare ad allattarlo con una minuscola siringa, ( senza ago, ovviamente) , stando bene attenti a non far finire il liquido nel naso, sarebbe morto soffocato o di polmonite.
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Ho preso il portantino dei gatti ( sempre a portata di mano - ogni tanto qualcuno dei miei nove gatti necessita del veterinario - e l'ho messo lì, al sicuro. Nel frattempo dovevo finire di pulire il pollaio e mentre lavoravo avrei pensato al da farsi.
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Mentre finivo di cambiare la paglia, laggiù in fondo, in un posto quasi inaccessibile, ecco un'altra palla. Grande. Era sicuramente la madre. L'ho presa e l'ho messa insieme al piccolo, che immediatamente si è messo a ciucciare, facendo dei versi che mi hanno fatto sorridere, emetteva gridolini di gioia, simili ad uno squittìo ovattato. In tanti anni non avevo mai sentito la voce di un riccio!!
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Ora che ero tranquilla che il piccolo fosse nutrito, avevo due soluzioni: andare nel sottobosco e lasciarli lì entrambi, o portarli temporaneamente a casa. Il mio istinto materno e protettivo mi fece optare per la seconda soluzione. Pensai che in una settimana di cattività il riccetto , con accanto la madre, sarebbe cresciuto quel tanto che basta per non finire preda di qualche serpente o gatto. I piccoli hanno ancora gli aculei morbidi, e il pancino indifeso, e ancora non si chiudono "a riccio" quando incombe qualche pericolo. Ancora non sanno dei pericoli.
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Quindi, a casa. Una settimana in cattività, ma ogni sera li liberavo per lasciarli gironzolare un po' nel corridoio mentre cambiavo la carta e la paglia. La madre oramai non si chiudeva nemmeno più quando mi vedeva, non aveva più timore ( e te credo, ogni giorno la rimpinzavo con pezzi di mela, crocchette, carote e finocchi).
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Ieri , che era passata appunto una settimana e il riccetto mi pareva abbastanza cresciuto, ho pensato bene di riportarli nel loro habitat naturale.
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Portantino, taxi, e poi finalmente il Bosco. Lì nella legnaia ho messo altra paglia e vi ho deposto la riccia e il riccetto. E sono rimasta ad osservare. La riccia dopo un po' si è ''spallottolata'' e se n'è andata, inoltrandosi nella macchia. Il riccetto è rimasto lì, dormiente. Ogni tanto andavo a controllare se la madre fosse tornata, ma alle otto di sera, ancora niente.
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Era ormai quasi buio. Che fare? Lasciare il riccetto lì? Ancora una volta il mio istinto materno ha avuto il sopravvento. L'ho preso in mano , era affamatissimo, cercava di ciucciarmi le dita. Quella stronza di madre dove cavolo è andata? Mi sono seduta sulla sdraio, al buio , pazientemente ad aspettare. Speravo che la madre tornasse nel punto dove avevo messo il riccetto. Pensavo anche che avevo fatto male a riportarli nel bosco così presto, Maciu Riciu ( nome che ho dato al riccetto) non ha ancora i denti e non può nutrirsi da solo. GRRRRR... ero stanca, volevo tornare a casa. Ma continuavo ad aspettare, sperando.
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A un certo punto, il razzolare tra le foglie...mi avvicino quatta quatta verso il rumore... i ricci sono furbi, appena sentono avvicinarsi qualcuno, smettono immediatamente e rimangono immobili.
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Sono abituata a vedere al buio, e ho visto subito la palla . Guanti, cattura. L'ho messa vicino al piccolo, che si è precipitato a succhiare, affamatissimo. Niente da fare, non era la madre, era un altro riccio adulto. Probabilmente maschio, perchè appena il piccolo si avvicinava alla sua pancia, soffiava indispettito. GRRRRRRRR...e adesso che faccio? Nel bosco sentivo ancora razzolare, c'erano altri ricci. Insomma, in poche parole, erano quasi le dieci ed io ero ancora là, a fare la posta ai ricci, a catturarli e metterli vicino al piccolo.
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Finalmente, al quarto riccio vagante ho beccato la madre!! Che si è subito offerta al piccolo ingordo che, gambe all'aria, ciucciava ora come un matto.
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Respiro di sollievo, tanta fatica, però ero riuscita nell'intento. Nel frattempo avevo continuato a leggere nel libro che i piccoli nati a fine estate hanno poche probabilità di sopravvivere all'inverno, non hanno grasso sufficiente da consumare durante il letargo. Se vanno in letargo muoiono di fame nel sonno. E d'inverno se non vanno in letargo non trovano cibo e muoiono anche di freddo. Quindi so già che dovrò tenere il riccetto in un luogo protetto almeno sino alla prossima primavera.
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Ho lasciato madre e piccolo nel capanno e sono tornata a casa. Percorrendo il sentiero in salita che porta al cancello, nel buio totale in assenza di luna, sentivo altri ricci razzolare e fare l'amore ( soffiano come mantici) . Ma quanti ricci ci sono nel bosco? Tanti, a quanto pare.
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E ho capito anche perchè la riccia gravida si era installata nel pollaio . Mica scema, stava al calduccio, ed era sicura di avere a disposizione cibo nutriente, le uova delle galline, che sicuramente rubava.
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Vabbeh, mentre scendevo verso casa, nel silenzio della sera, vedevo tutta Genova illuminata e pensavo ...la mia casa e là e c'è Simba che mi aspetta .
Infatti , arrivata davanti al portone, l'ho visto sulla finestra , in attesa.
Beh, ho pensato, qualcuno che mi aspetta c'è, e non solo perchè ha voglia di qualcosa.
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