Quando scoprì il bauletto e lo aprì, fu presa da un moto d'orrore. Vasetti trasparenti, ordinatamente allineati, ciascuno con dentro un cuore. Cuori in formalina, più piccoli, più grandi, più rossi, più esangui, ma sempre cuori. Umani.
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Decise di affrontarlo. Quando tornò a casa lo prese di petto e gli chiese: - Perché? Perchè lo fai?
.Egli rimase un attimo interdetto, abbassò lo sguardo e rispose con voce rauca: - Perchè mi piace , è come un gioco, non posso farne a meno, mi piace.-
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- E dove li prendi i cuori, dove, dimmi dove!!!-
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- Li rubo dai cadaveri delle donne , tanto a loro non servono più. Faccio una piccola incisione sul petto, ci infilo la mano e li strappo via. Sapessi che sensazione meravigliosa tirarli fuori, ancora grondanti. Li prendo per guardarli. Poi chiudo la ferita e faccio la plastica. Nessuno se ne è mai accorto. -
- Scellerato!! Non ti basta possedere il mio di cuore, il mio, pulsante d'amore. Che bisogno hai di altri cuori, freddi, da collezionare, da penetrare con gli occhi. Che bisogno hai di quella che fu ricchezza altrui , se è inanimata! -
Poi gli disse, perentoria:- Non farlo più, Mai più !! Mai più.-- Si, te lo prometto, giuro. Perdonami. Giuro, non lo farò più. Perdonami, perdonami. -.Nei mesi successivi il pensiero dominante di lei era quello di controllare ogni giorno il bauletto e contare i vasetti. Erano sempre quelli, nessuno nuovo. Il tempo passava, questa verifica quotidiana l’aveva resa inquieta e depressa, aveva perso la fiducia, quel sottile filo di seta che lega due persone in un unico bozzolo e ne fa due farfalle che volano insieme .
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Tra loro il silenzio si era fatto sovrano. Solo qualche sguardo obliquo reciproco stabiliva ancora qualche contatto. Mai più un bacio lei desiderò da lui, mai più una carezza volle da quelle mani. Nonostante tutto, gli rimaneva accanto, forse in memoria di un amore che non voleva seppellire.
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Una notte sentì dei rumori nello studio...si girò e vide che lui non c'era. Lei si era addormentata prima che lui fosse tornato. Toccò il lenzuolo dalla sua parte, era ancora freddo. Si alzò al buio e si diresse scalza verso quella luce fioca che filtrava dalla porta socchiusa.
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C'era lui nello studio , di spalle, e stava trafficando su qualcosa, con movimenti lenti, chino su di sè. Sulla lampada aveva messo un panno scuro e l'unica parte illuminata era il tavolo, dove spiccavano strumenti chirurgici, disinfettanti e garze. Operava con la massima concentrazione, continuava a trafficare e non sentì il respiro di lei che si faceva sempre più affannoso mentre lo spiava, mentre il cuore in tumulto pareva volerle uscire dalle orecchie .
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Come mai, si chiese , proprio lui , il collezionista di cuori, è sordo a captare il mio che sta esplodendo di dolore. E allora gli urlò: - Percheeeeee! Perchè ancora, Perchè. Avevi giurato ! - .Lui si voltò con estrema lentezza, aveva gli occhi intrisi di una luce strana , la sua bocca rideva da sola senza emettere alcun suono.
Le disse poi - Sciocchina, ma che stai pensando, non ho fatto niente, te lo giuro. Non ci credi? Guarda! Aprì lo scrigno e lei potè vedere che non c'era nessun vasetto nuovo.
- Vieni a dormire allora. - E già pensava di farsi perdonare per aver pensato male . Così volle andargli incontro per abbracciarlo, ma inciampò nel tappeto e gli finì addosso malamente.
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Lui emise un urlo soffocato mentre dal suo petto aperto caddero uno dopo l’altro tutti i nuovi cuori estirpati che aveva nascosto e cucito nel suo torace.
Rotolarono sul tappeto e si fermarono ai piedi di lei. Sentì quel contatto sulle dita, che si arricciarono nel rifiuto.
Finalmente CAPI'. Non disse una parola, uscì da quella stanza e da quella casa correndo, scalza e seminuda.
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Non la vide mai più, ma ogni giorno sognava di rivederla , distesa su un tavolo di marmo, per rubarle il cuore freddo e farlo ancora suo.